IL BELLO CHE C'E' AL MONDO - UGANDA - Dicembre 2017 - Gennaio 2018

Uganda Dicembre 2017 - Gennaio 2018

Un viaggio nell'Africa centrale. Viaggio a forte impronta naturalistica. Incontro con persone fantastiche, amichevoli e disponibili.
Un viaggio fisicamente a tratti intenso ed emotivamente appagante davanti alla meraviglia sempre nuova della natura più florida e diversa.


27 Dicembre 2017
Dopo un precedente tentativo fallimentare, fatto il giorno prima al Kiambura Gore, dove pare sia presente una sola famiglia di Simpanzè, riusciamo a vederli a Kilinzu. Qui veniamo a sapere che nella foresta sono presenti varie famiglie di primati.
Addentrandosi nella foresta, molto più fitta di quella del giorno prima, all'inizio ci sentiamo abbastanza scoraggiati, fiaccati anche dall'esperienza del giorno prima.
Tutto si risolleva alla grande.
Sensazione fortissima il sentire le urla in crescendo che ci accolgono quando arriviamo alla base di un albero enorme che ospita una famiglia discretamente numerosa.
Poco altro da aggiungere, godersi l'incontro e la ricerca delle scimmie tra i rami.













E nella seconda parte della stessa giornata la meraviglia prosegue inarrestabile.
Dopo una lunga ricerca, all'interno del settore Ishasha del Parco Nazionale Queen Elizabeth, quasi giunta alla rassegnazione, ecco, ormai insperara, la visione che ci segnerà l'anima per sempre.
I famigerati "Climbing lions", leoni che si arrampicano sugli alberi, cosa non molto comune per questi grandi felini.
A parte la triste sedimentazione di camionette turistiche ai piedi dell'albero, i tre meravigliosi gattoni, al finire della giornata, sono una ferita al cuore per la bellezza e magnificenza; il tutto ad una vicinanza nemmeno lontanamente sognata. Certo, ronziamo sotto di loro in un grottesco assedio di stupore e silenzio, ma sul momento c'è solo meraviglia, i sensi di colpa emergeranno più tardi. In quel frangente c'è solo voglia di stare lì al loro cospetto per un tempo infinito.












Venerdì 29 Dicembre

Alzataccia e trasferimento della durata di un paio d'ore, nel parco nazionale di Bwindi.
Incontro preliminare e di benvenuto con i militari che gestiscono il parco.
La famiglia di Gorilla a cui ci assegnano è la KAHUNGYE composta da 18 elementi e che, come le altre, vive arroccata nel pieno della foresta definita impenetrabile. Un intrigo di piante, almeno per un discreto tratto, complicatissima da percorrere.
Ci scortano un paio di militari armati, giunti presso i Gorilla, ne troviamo altri tre che sorvegliano e proteggono costantemente la famiglia, giorno e notte. Alla vista di tutti questi militari non si può non far mente locale alla situazione che si è venuta a creare intorno a questi meravigliosi animali.
La sensazione è particolare, alla vista del primo gorilla sull'albero si è increduli e personalmente lo sono stato anche per il secondo, il terzo e tutti gli altri.
Man mano che il fogliame viene scostato, l'animale fino a quel momento, per noi, quasi mitologico, diventa sempre più reale. Ci siamo enormemente vicini. Incredibile. Emozionante.
Restiamo in zona per poco meno di un'ora.
Finita la visita, e anche oggi, la sensazione prevalente che rimane è quella di aver vissuto letteralmente in uno scorcio di fiaba, si fa fatica a credere che tutto sia stato reale.
Esperienza che giusto l'Alzhaimer potrà cancellare dalla mente.

L'impenetrabile foresta


Ecco il primo gorilla.


Sicuramente provoca un certo effetto vedere un animale di queste dimensioni che si muove agile sugli alberi.



Questo è il secondo ed è stata la grande emozione. Vederlo così tranquillo a mangiare è stato molto bello. Certo noi gli abbiamo solo rotto le palle, questo è fuor di dubbio.

Prima di questa foto, non da questo ma da un'altro gorilla, siamo stati caricati un paio di volte.
Della carica abbiamo un paio di video che riportano solo l'audio perché eravamo in tutte altre faccende affaccendati. La carica del gorilla non è stata un'aggressione, diciamo che ha solo voluto chiarire i ruoli tra noi e lui. Però, che scena!
Stavamo andando verso altri gorilla quando dalle piante sul nostro lato destro si sente un fruscio crescente, giriamo la testa, le foglie sono di un verde vivo e chiaro perché colpite direttamente dal sole, all'improvviso si abbassano ed emerge a gran forza una enorme forma nera che urlando e mostrando i denti allunga il braccio destro a modo di schiaffone. Il cuore a mille e un ricordo indelebile si stampa nella mente. Un'emozione fortissima.


Ecco il Silverbak. C'era anche la foto della schiena, purtroppo era enormemente sfocata, data l'immane quantità di moschini che hanno reso complicato la messa a fuoco della macchinetta.



Poi è arrivato il piccolino, una meraviglia per gli occhi e l'anima.






Prima, durante e ancor più dopo quest'esperienza l'amarezza del pericolo in cui inconsapevolmente vivono questi esseri meravigliosi.
Esperienza che sicuramente è consigliata, nonostante l'enormità del biglietto ( 650,00 USD a persona), il quale è poca cosa se serve a preservare questi favolosi esseri dal pericolo che noi costituiamo per loro.





























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